Algoritmi predittivi: l’avv. Pelino intervistato da IusLaw Web Radio

Si torna a parlare di algoritmi predittivi per il contrasto all’evasione fiscale. In particolare, del software sul quale l’Agenzia delle Entrate ha recentemente svolto la valutazione d’impatto (DPIA) e il Garante per la protezione dei dati personali si è espresso, non senza numerosi rilievi, in sede di consultazione preventiva. Ne abbiamo già parlato qui, invece per ascoltare l’intervista all’avv. Pelino su IusLaw Web Radio – La radio dell’avvocatura, si rimanda al seguente link: V.E.R.A – Agenzia delle Entrate – Intervista.

Nell’intervista si fa cenno all’esperienza negativa olandese di utilizzo di software predittivi in funzione antifrode. In quella vicenda, che ha dato luogo a un caso nazionale, noto come “toeslagenaffaire”, alcuni bias del sistema (occorrenza peraltro comune) hanno determinato effetti distorsivi e persecutori, anche su base etnica, nei confronti di un elevatissimo numero di persone, circa 26.000.

Si sono registrati anche danni gravissimi. Della vicenda si è interessata la locale autorità di controllo per la protezione dei dati personali, comminando sanzioni per € 3,7 milioni all’amministrazione titolare del trattamento.

Non deve automaticamente dedursene che anche il modello italiano sarà inficiato da bias, tuttavia il precedente citato rafforza la richiesta di trasparenza sul nuovo modello algoritmico di cui si chiede l’introduzione nel nostro Paese, affinché non sia una black box. Resta anche l’esigenza di valutare la corretta applicazione del principio di minimizzazione, previsto dall’art. 5 GDPR, oltre alle clausole generali di ragionevolezza, necessità e proporzionalità.

AI ed evasione fiscale: l’app VeRA

Ha suscitato notevole interesse l’annuncio di nuovi applicativi basati sull’intelligenza artificiale (AI), e in particolare su tecniche di machine learning, da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza per il contrasto all’evasione.

Sappiamo da notizie di stampa che il software dell’Agenzia delle Entrate si chiama “VeRA”, e poco altro. Infatti, nonostante la notizia circoli da mesi, gli unici spiragli per cogliere veramente dimensioni e caratteristiche del trattamento vengono dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali.

Perché i dati personali? Perché il trattamento si colloca in pieno GDPR, racconta moltissimo dell’attività relazionale di ciascuno, della vita privata, delle scelte, e richiede una DPIA, in quanto sussiste probabilità di rischio elevato per i diritti e le libertà. E’ questa la condizione che innesca appunto l’adempimento, ex art. 35 GDPR.

Intendiamoci: l’obiettivo ultimo, quello di contrastare l’evasione, è assolutamente necessario e commendevole, urgente. Va conseguito. Il punto è come, e soprattutto se i mezzi siano proporzionati nell’impatto sulla sfera privata e trasparenti nel funzionamento.

Si pone cioè il più classico dei dibattiti: stiamo introducendo un sistema di controllo proprio di uno Stato della sorveglianza, con il pretesto del conseguimento di una finalità di assoluto e preminente interesse pubblico, oppure stiamo soltanto facendo uso di quanto strettamente necessario?

Per più ampie riflessioni e per un approfondimento sulle banche dati che alimenteranno il sistema, sia permesso rimandare all’articolo dell’avv. Pelino “App ‘VeRA’ dell’Agenzia delle Entrate” pubblicato su Agenda Digitale